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11 aprile 2021“Gesù oggi ripete ancora: Pace a te, che sei prezioso ai miei occhi. Pace a te, che sei importante per me. Pace a te, che hai una missione. Nessuno può svolgerla al tuo posto. Sei insostituibile. E Io credo in te". Parla dritto al cuore e alle coscienze Papa Francesco durante l’omelia della Santa Messa nella Festa della Divina Misericordia, celebrata in Santo Spirito in Sassia. Ad ascoltarlo missionari, suore, medici e infermieri, ma soprattutto disabili, detenuti e detenute di di Regina Coei, Rebibbia femminile e Casal del Marmo di Roma, rifugiati e migranti. Persone che vivono “in non luoghi” o "luoghi altri"che non esistono perché nessuno li vuole vedere. Commentando il Vangelo il Papa ha sottolineato che la pace di Gesù "non è tranquillità, non è comodità, è uscire da sé. La pace di Gesù libera dalle chiusure che paralizzano, spezza le catene che tengono prigioniero il cuore. E i discepoli si sentono 'misericordiati': sentono che Dio non li condanna, non li umilia, ma crede in loro. Sì- sottollinea Francesco- crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi. Ci ama più di quanto noi amiamo noi stessi".

La misericordia del perdono
Il confessore "deve far sentire la dolcezza della misericordia", sottolineando che "Dio perdona tutto" e "al centro della Confessione non ci siamo noi con i nostri peccati, ma Dio con la sua misericordia. Non ci confessiamo per abbatterci, ma per farci risollevare. Ne abbiamo tanto bisogno, tutti. Ne abbiamo bisogno, dice Francesco perchè siamo come bimbi piccoli che tutte le volte che cadono, hanno bisogno di essere rialzati dal papà. “Anche noi cadiamo spesso. E la mano del Padre - ha proseguito Papa Francesco - è pronta a rimetterci in piedi e a farci andare avanti. Questa mano sicura e affidabile è la Confessione. È il Sacramento che ci rialza, che non ci lascia a terra a piangere sui pavimenti duri delle nostre cadute. È il Sacramento della risurrezione, è misericordia pura".

Condividere la proprietà è non è comunismo, è cristianesimo
Spiazza, come spesso ci ha abituato, quando commentando un passo degli atti degli Apostoli, dice quando che condividere la proprietà “non è comunismo, è cristianesimo allo stato puro". “Nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune". "I discepoli 'misericordiati' sono diventati misericordiosi", ha commentato il Pontefice. Per loro "condividere i beni terreni è sembrato conseguenza naturale. Il testo dice poi che 'nessuno tra loro era bisognoso'”.

L’appello
"Non rimaniamo indifferenti. Non viviamo una fede a metà, che riceve ma non dà, che accoglie il dono ma non si fa dono. Siamo stati 'misericordiati', diventiamo misericordiosi. Perché – conclude Papa Francesco- se l'amore finisce con noi stessi, la fede si prosciuga in un intimismo sterile. Senza gli altri diventa disincarnata. Senza le opere di misericordia muore".

Lo strappo al protocollo
Una messa finita con vero e proprio strappo al protocollo che sa di normalità. Benedizioni, fotografie con il  Papa che ha salutato  uno ad uno tutti i presenti. Qualcuno ha baciato  la sua mano del Papa. Erano mesi che non accadeva, considerate le norme anti-Covid. Solo nel recente viaggio in Iraq si era visto il Papa salutare con strette di mano le persone e più di recente, nella Via Crucis a San Pietro, aveva abbracciato i bambini che erano corsi a salutarlo. Il Papa, come ormai quasi tutte le persone che vivono o lavorano in Vaticano, è vaccinato.